domenica, aprile 22, 2007

Copanello e i luoghi Cassiodorei

Al centro del Golfo di Squillace, in una delle zone più suggestive della costa Ionica, si trova Copanello, una piccola località balneare che offre servizi e mare pulito ai suoi visitatori. Questa frazione del comune di Squillace, si estende a sud fino alla base del Mons Moscius, un monte che si tuffa direttamente nel mare con una scogliera molto alta e ripida, della lunghezza di almeno un chilometro. Alle spalle di Copanello, sale gradualmente una valle dalle campagne verdeggianti, come fosse una platea rivolta verso il palcoscenico del mare, cerulea distesa d’acqua, su cui pendono dalla scogliera i pini marittimi. I solchi sul fianco del monte Moscio scavati dalle piogge, dove gli alberi sono più radi, offrono uno spettacolo naturalistico molto suggestivo. Il paese di Squillace veglia da un'altura su questo scenario incantevole.
Prima dell’ingresso della strada ss106 nella galleria che attraversa il monte, è possibile imboccare (da dove esattamente non so) un percorso conosciuto come sentiero dell’Anas, che porta a livelli più alti fino probabilmente alla cima del monte che domina l’intero golfo di Squillace. Da lassù, la veduta nelle giornate limpide è formidabile e di notte si distingue chiaramente tutta la costa, da punta Stilo (RC), fino a capo Colonna (KR), i due fari ai capi e le luci lungo le spiagge. All’uscita della galleria, poco più avanti, è segnalata la presenza di scavi archeologici, tra cui la tomba di Cassiodoro, e per raggiungerli bisogna imboccare sulla sinistra, una strada stretta che ripidamente scende fino alla scogliera. Su un tornante, dopo aver superato un residence turistico e diverse villette, all’ombra degli alberi sempre verdi, si trova un cartello davanti ad un rudere, che segnala la chiesa di S. Martino. Il rudere è quello di una chiesetta a forma rettangolare con un’abside su uno dei lati minori, di cui oggi rimane solo il basamento. E la tomba di Cassiodoro? Non ne abbiamo alcuna traccia. La segnaletica stradale si limita ad indicarne l'esistenza solo in cima alla strada. Tra gli alberi e le villette, non è chiaro dove essa sia. Pazienza. E comunque non è solo per la tomba che questo luogo è associato al nome di Cassiodoro. Flavio Magno Aurelio Cassiodoro è nato proprio lì, a Squillace, alla fine del V secolo d.C. e rivestì le più alte cariche del governo dei Goti, complici della caduta dell’Impero Romano. Alla fine della carriera politica, Cassiodoro tornò dove era nato con l’ambizioso progetto di realizzare un centro di studi teologico-filosofici. A Squillace, Cassiodoro si fece monaco, e fondò un monastero dove con alcuni confratelli, si dedicò allo studio e alla trascrizione della tradizione culturale pervenuta fino a quei tempi. Il monastero divenne presto una importante biblioteca. Per via poi, della generosità di quella terra e del mare pescoso, sembra che i monaci si dedicassero anche all’agricoltura e all’allevamento del pesce in vasche artificiali scavate nella roccia.
Ecco quanto scrive Cassiodoro nel suo scritto, Variae:

"[..]Gode pure abbondantemente delle delizie del mare, poiché si trovano nelle vicinanze alcune peschiere da noi costruite, ai piedi del monte Moscio. Infatti, eseguiti profondi scavi fra le rocce, convenientemente vi abbiamo introdotto le acque del mare, dove una frotta di pesci, guizzando in quella libera prigione, riempie l'animo di gioia e
allieta la vista di meraviglie. Essi accorrono avidi verso le mani dell'uomo e chiedono l'esca, prima di diventare essi stessi cibo. Soddisfa così l'uomo i suoi gusti e, mentre ha la facilità di catturarli, spesso avviene che col tempo abbandoni quelli già presi."


Magnifico. Ma queste vasche esistono ancora? E il Monastero? Una delle baie di Copanello, viene appunto detta delle vasche ma di dove queste siano non so. Mi aspetto delle buche scavate negli scogli, ma non sono mai riuscito ad identificare niente di simile. Anche George Gissing, uno scrittore inglese che si trovò in Calabria alla fine dell’800, e che conosceva molto bene Cassiodoro e la sua storia, andò a cercare i vivai. Nel libro “Sulle rive dello Ionio”, lo scrittore racconta di aver visitato una grotta il cui ingresso si trova poco dopo l’imboccatura della galleria ferroviaria (che suppongo sia da allora sempre la stessa). "Bisognò scendere per un sentiero nello scoglio, e rasentare le onde per qualche metro;[..] Entrammo per una stretta apertura, alta poco più di tre metri e che penetrava, per forse una ventina, nella roccia.[..] Oggi - continua lo scrittore - molti metri di una discesa ghiaiosa la separano dalla linea delle onde". Gissing ci dice quindi che la grotta non era al livello del mare. Ed infatti avendo percorso personalmente l'intera scogliera via mare non ho visto grotta alcuna se non quella, detta di San Gregorio, che si trova però molte centinaia di metri più in là, ormai alla fine della scogliera e troppo lontana dalla prima baia di Copanello. Tra l'altro, anche questa grotta è degna di nota dato che è legata alla leggenda di San Gregorio Taumaturgo, le cui spoglie, oggi custodite nell'omonima convento nel paese di Stalettì, sono state ritrovate miracolosamente in quella cavità, portate dal mare.
Oggigiorno, la baia di Copanello è stata assalita dall’edilizia turistica che tende a soffocare la bellezza naturalistica del posto. Ed è difficile pensare di andare alla ricerca dei resti del Vivarium, il monastero che prese proprio questo nome dai vivai. Sull'ubicazione del monastero di Cassiodoro, ci sono idee confuse: nei vari siti turistici on line, si parla del monastero riferendosi, a volte alla chiesa di San Martino, altre volte alla chiesa di Santa Maria in Vetere, che si trova ancora più in alto della strada statale (la chiesa è visitabile e probabilmente è ancora consacrata). Ho letto dell'esistenza anche di un muro di cinta con due torri (!!) ma anche in questo caso, non si sa davvero dove tutto ciò possa essere, e nessuno lo spiega concretamente.
Quel che resta dei luoghi Cassioderei, sono tanti dubbi e una baia stupenda, contornata dalla non curanza delle amministrazioni. Tuttavia, chi voglia farsi suggestionare, potrà pensare a questo luogo come una vera oasi del tempo (almeno per quello che dice Cassiodoro), dove la campagna era salubre, a differenza di molte pianure litoranee che durante l'impero di Roma, risentirono del dissesto oroidrogeologico del territorio montano, dovuto al disboscamento per opera degli stessi Romani. L'ostruzione delle foci dei fiumi, dovuta all'accumulo del materiale portato a valle, fece sì che le terre circostanti si allagassero con la conseguente diffusione della malaria nelle zone litoranee.
Ma la valle di Squillace, scrive Cassiodoro:

Rifulge di luce chiarissima e, dotata di un clima molto mite, ha inverni aprichi, estati fresche, e la vita ivi trascorre senza alcun malanno per la mancanza d'intemperie. Perciò anche gli abitanti sono svegli nelle sensazioni, perché la contemperanza del clima regola ogni cosa...


Il Mons Moscius. Copanello.